l sangue di S.Lorenzo Martire
Provenienza della reliquia - Atto di consacrazione chiesa di S.Maria
L'ampolla del sangue di S. Lorenzo,
esistente in Amaseno, si conserva nella Collegiata di S. Maria. La reliquia consiste
precisamente in una massa sanguigna, mista a grasso, a ceneri e ad un brano di pelle,
nella quantità di c. 50 grammi. Questo sangue, che in tutto il corso dell'anno si
mantiene normalmente rappreso, nell'annua ricorrenza del martirio invece e talora anche
fuori tale data, come diremo appresso, diviene liquido, assumendo un colore rosso vivo e
nettamente distinguendosi dagli altri elementi, frammisti ad esso. Tenendo conto di quanto
è emerso dalle osservazioni, indagini ed analisi fatte fin qui da vari insigni studiosi,
documenti alla mano, andremo illustrando la nostra reliquia sotto tre aspetti particolari:
la natura della sostanza contenuta nell'ampolla, la provenienza della reliquia, il
fenomeno della sua liquefazione.
atura della sostanza contenuta nell'ampolla
Riguardo
alla sostanza, contenuta nell'ampolla, che si tratti di
vero sangue, appare così evidente al buon senso dal suo
stato di perfetta conservazione, che non ci sarebbe affatto
bisogno di altre prove.
Purtuttavia abbiamo al riguardo anche la garanzia della
scienza. Il Dott. Clinio Silvestri (1849 - 1900) nella
sua « Monografia del Reliquiario di S. Lorenzo M. in
Amaseno » dice di aver fatto in proposito analisi
accurate, che ne confermano l'autenticità. Si tratta di
ripetuti esami eseguiti principalmente nella fase di
liquefazione, quando il sangue mostra più evidenti i
vari elementi che lo compongono. Eccone la descrizione
particolareggiata: « ... La massa sanguigna, prima
nerastra ed informe, comincia a sciogliersi ed a
prendere un aspetto di sangue naturale di denso
spessore. In fondo all'ampolla apparisce chiaro un lieve
deposito di cenere, frammista a piccoli pezzi di
carbone. Al di sopra di questo deposito si osserva la
massa liquida di sangue naturale e carico di corpuscoli
rossi, come se fosse stato estratto da un'arteria e
superiormente a quella un liquido siero sanguigno
trasparente... Sfiora galleggiante in questo liquido un
piccolo brano di pelle, in parte accartocciata
lievemente ed arrostita ed in parte libera, naturale ed
a bordi sfrangiati.
Addosso
alle vitree pareti interne dell'ampolla... si osserva una
notevole quantità di grasso umano, che diviso e suddiviso
in moltissime gocciole trasparenti di varia grandezza, connesse
tra loro da tessuto cellulare, si mostra di un colore giallo
chiaro, talora opalino, a contorni più carichi ed a fondo
crema: sono anch'esse in stato di semiliquefazione, come
se il grasso si trovasse allora sotto l'azione del fuoco
e del ferro rovente... Queste fedeli e pazienti, osservazioni,
da me e da altri medici distinti costantemente fatte dinanzi
alla reliquia per oltre un trentennio, confermano clero
e cittadini, visitatori cattolici ed acattolici. » Che poi
il sangue contenuto nell'ampolla sia autentico sangue di
S. Lorenzo M. ne fanno fede i cataloghi più antichi e recenti,
in cui la reliquia viene sempre espressamente detta di S.
Lorenzo. Esistono invero più documenti, atti ed inventari
antichi, che citano la reliquia di S. Lorenzo martire. Le
descrizioni che si riscontrano in essi sono però cosi differenti
nella terminologia, da lasciare sul principio l'impressione
che non si tratti della stessa, ma di due reliquie con diverso
contenuto. Difatti la reliquia, citata nei documenti anteriori
al 1600, viene detta semplicemente « de pinguedine », «
delle grassecze », « dell'onto », « dell'adipe », ossia
del grasso di S. Lorenzo M. e nient'altro. In quelli posteriori
invece la reliquia appare costituita di più elementi con
il sangue al primo posto: Ampolla « cum sanguine et pinguedine
», « contenente sangue, grasso et pelle »; Reliquia « sanguinis
cum carbonibus et adipe et pelle », « ex sanguine S. Laurentii
martyris ». Come spiegare la diversa terminologia nei due
gruppi di documenti? Invero la loro discordanza, considerata
al lume della storia e della fenomenologia della reliquia,
si dimostra non sostanziale, ma solo apparente. L'oggetto,
cioé, delle loro definizioni è sempre la stessa reliquia,
vista però sotto due aspetti, o meglio, in due momenti diversi.
I primi documenti infatti, redatti avanti che si verificasse
il fenomeno della liquefazione, descrivono la reliquia come
si presenta nello stato solido o rappreso, quando è il grasso
che si evidenzia di più sul resto della massa opaca e indistinta.
Al contrario, in quelli posteriori all'epoca della sua liquefazione,
la reliquia ci viene descritta nella fase di scioglimento,
quando appunto il sangue, con il suo colore rosso acceso,
prende spicco su tutti gli altri elementi contenuti nell'ampolla:
grasso, pelle e ceneri, pur essi ben visibili nella massa
liquefatta. E' chiaro dunque che si tratta di un'unica reliquia,
che assume diverso aspetto nel variare il suo stato di aggregazione
fisica da solido a liquido. Ma c'è un altro punto oscuro
da chiarire. Tutti i documenti sopra citati, compresi quelli
anteriori al 1600, dicono che la reliquia contenuta nell'ampolla
sia di S. Lorenzo martire. Come si concilia questo con quanto
scrive l'Aringhi nella sua Memoria che il Martire era sconosciuto
agli abitanti? « Non sapendosi di quale Martire fosse il
sangue conservato nell'ampolla, per celebrarne la festa
anniversaria col dovuto onore, mentre il Martire è nascosto
ai ricercatori, eccoti, nella ricorrenza della festa di
S. Lorenzo... il sangue prende a liquefarsi e da allora
non smise di ripetersi ogni anno». I cittadini e il clero
di Amaseno avrebbero ben dovuto sapere dagli antichi inventari
e dalla tradizione che il sangue contenuto nell'ampolla
era di S. Lorenzo. Probabilmente, pur avendone cognizione,
essi non possedevano le lettere autentiche, che facessero
fede in merito all'appartenenza della reliquia. D'altronde,
neanche quei documenti, tutti posteriori al Mille, potevano
dare una sicura garanzia di autenticità, quando si pensi
alla veneranda età della reliquia! E il fenomeno della liquefazione
prodottosi, come diremo appresso, in quella contingenza
e rinnovantesi poi ogni anno, il 10 agosto, volle essere
la chiara risposta e la prova lampante a tutti i possibili
dubbi, presenti e futuri, sulla autenticità del sangue di
S. Lorenzo martire. E' accaduto altre due volte nella storia
della nostra reliquia che, o per trascuratezza degli uomini
o per ingiuria del tempo, se ne siano perdute le lettere
autentiche; e due liquefazioni estemporanee, avvenute nelle
mani degli Ecc.mi Visitatori, come si dirà in seguito, tolsero
ogni perplessità in merito e di nuovo provarono prodigiosamente
l'autenticità del sangue di S. Lorenzo. Del resto, se le
reliquie non sono autentiche, come possiamo ammettere che
ogni anno e spesso anche altre volte durante l'anno l'Onnipotenza
divina deroghi dalle leggi della natura, per farsi garante
di una menzogna? Giustamente uno studioso ha scritto: «
E' ben comprensibile e degno della sollecitudine divina,
che Dio supplisca alle lacune dei nostri archivi e alle
deficienze della nostra erudizione mediante prodigi che
diano l'autenticità al sangue dei nostri martiri » (Dott.
Enry Bon in Medicina e Religione, pag. 237).
rovenienza della Reliquia
Circa la provenienza
di questa insigne reliquia in Amaseno il Silvestri scrive:
« Non si hanno notizie certe sulla scoperta del prezioso
sangue di S. Lorenzo; ma è tradizione che fosse stato raccolto
da alcuni paesani, appartenenti alle milizie dell'imperatore
Valeriano, durante il martirio e portato in Amaseno, come
si è verificato per il sangue raccolto e conservato nelle
tante ampolle di vetro, che tuttodi si rinvengono nelle
catacombe ». La veridicità di questa tradizione però è subordinata
alla questione ancora insoluta: se Amaseno sia di origine
romana o preromana o solo medievale. Il primo documento,
che riveli l'esistenza della reliquia del sangue di S. Lorenzo
in Amaseno è l'Atto della consacrazione della Chiesa di
S. Maria, rinvenuto recentemente dal parroco D. Pietro Del
Brocco. In esso è riportato l'elenco delle reliquie in quel
tempo ivi esistenti, tra cui figura quella « De pinguedine
S. Laurentii Martyris » o « Delle grassecze de santu Laurentiu
martiru ».
tto di consacrazione della Chiesa di S.Maria ( anno 1177 )
Il
documento è steso in latino e in volgare. Eccone la redazione volgare, importante anche dal lato letterario:
«Ad onore de Deu patre omnipotente e dillu Filii
et dillo Spiritu santu et dilla beatissima vergine M. genetrice
de Deu et de tucti quanti li Santi. All'annu della Incarnazione
dellu Signore nostru Deu mille centu sectanta secte alla
decima indictione allu pontificatu (dellu) Signore Alexandru
papa terzu all'anny soy decenove nellu mese de septembre
allu di octo consecrata è chesta ecclesia della gloriosa
vergene Maria pelle mani dilli venerabili pontifici: de
Redolfu Episcopo de Ferentino in nillu quale episcopatu
essa ecclesia posta è, et perlle mani de Episcopo lanni
Episcopo de Fundi et perlle mani de Episcopo Ugu Episcopo
de Terracina; nella quale ecclesia so le reliquia delli
santi infrascripti: In primo dello vestimento della nostra
domna Vergene M. Delle reliquie de Sancto Andrea Apostolo...
(seguono altri santi) Delle reliquie de santu Cornelii pp.
et martiru ,delle grassecze de santu Laurentiu martiru,
delle reliquie de sanctu Ambrosi martiru... Et de altri
Santi delli quali le nomora (nomi) loru so connessute innanti
alla presentia de Deu allu quale è lu honore et gloria et
la virtute et la potestate et lu imperiu in secula seculorurn.
Amen. Messer Redolfu Episcopo de Ferentino confidendose
de tante meraville de santi et dillo patrocinio della parte
de Deu omninipotente et della beatissima sempre Virgine
Maria et de tucti li Santi si donao centu quaranta dì de
perdonanza a tucti chilli che devotamente in tale dì como
è hogi presente veneràno (verranno) a visitare la detta
ecclesia santa et le reliquie innanti nominate dilli dicti
santi pregando lu nostru Signore Deu che ipso Episcopo vello
(ve lo) concesse in terra, ad ipsum Deu nostro Signore plaza
de concedervelo in celu ». Occorre appena notare
l'esattezza dei dati del documento: l'8 settembre era appunto
il 1° giorno dell'anno XIX del pontificato di Alessandro
III. Questi « sexto nonas octobris (dell'anno 1161) ordinavit
Rudulphum presbyterum et consecravit eum episcopum in Ferentinensi
Ecclesia » come riferisce I'Ughelli, citando la cronaca
di Fossanova. Il vescovo Rodolfo morì poi il 25 febbraio
1191. I periti, Benedettini Cassinesi, che hanno esaminato
le pergamene in questione, sono del parere che lo scritto
sia stato redatto nella stessa data della consacrazione
della Chiesa, e cioè nel 1177 o in tempo molto vicino ad
essa. E' dunque storicamente accertato che la reliquia del
sangue di S. Lorenzo si trova in Amaseno fin dal sec. XII
e ciò concorda anche con la testimonianza, resa nel 1618
dall'Arciprete del tempo e riportata dai Bollantisti negli
« Acta Sanctorum »: « Da 500 anni ivi conservasi quel sacro
pegno, secondo una memoria che asserisce trovarsi in antichi
inventari della chiesa ». Cade così la leggenda secondo
la quale la re liquia si conservasse prima nella cappella
del Castello feudale del paese e fosse la regina Giovanna
II di Napoli, nel tempo della sua dominazione, a donarla
alla Chiesa di S. Maria. Come pure non ha alcun fondamento
storico l'ipotesi affacciato da altri che la reliquia di
Amaseno sia stata prelevata da quella di San Gregorio Armeno
in Napoli.
Tratto da: "Il Sangue Miracoloso di S.Lorenzo Martire" di P.Enrico Giannetta - 1964
© Foto di Fabio Marzi
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Vedi anche:
Chiesa Collegiata di S.Maria Assunta, XII sec.
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