a parola "CIOPPA" ad Amaseno»
(di Ernesto Mastropietro)
Da tempi immemorabili, ad Amaseno viene usata nel linguaggio comune e
giornaliero la parola "cioppa", dai piccoli e dai grandi, con sorprendente
facilità, per indicare una cosa di poco conto o di poco valore o di poca
attendibilità.
In realtà, è difficile spiegare con esattezza l'origine della parola,
l'etimo e il suo vero significato. Io stesso ho impiegato anni e paziente
ricerca, per arrivare alla seguente spiegazione: la parola risale all'alto
Medioevo e, pur legata ad un tardo latino, forse, fu introdotta dai barbari
quali i Longobardi o i Franchi.
Una cosa è certa : la parola nel passato è stata usata in tutta la nostra
penisola e non sembra aver subito gravi processi di trasformazione o di
evoluzione diacronici, nel tempo, o sincronici, negli elementi storici,
culturali e sociali, ai quali nessuna lingua e nessuna parola può sottrarsi.
Il Tommaseo scrive che la "CIOPPA" è una sorta di veste a guisa di gonnella,
usata nel passato sia dagli uomini che dalle donne.
Franco Sacchetti (1332-1400) nell'opera "Le trecento novelle" parla della
CIOPPA, come veste. "L'ampolla dell'inchiostro – scrive si ruppe e
dell'inchiostro la maggior parte andò sulla cioppa..."
Giovanni Boccaccio (1313 - 1375) nel Ninfale Fiesolano scrive:" Ella più
volte sparsi i capelli, li teneva sopra lo svelto cotto e il suo vestire a
guisa di una cioppa".
La CIOPPA, durante la pioggia, infatti, veniva rovesciata dal viandante
sulla testa e usata così, come cappuccio.
Che cosa vuole significare la parola "cioppa" è, dunque, presto detto : essa
indica una veste di poco valore o di poco conto, fatta con fibre vegetali,
(a ginestra; era un tessuto usato dai più, per ristrettezze economiche, e
fornito spontaneamente dalla natura. Le nostre zone sono piene di ginestre
che, nei mesi di maggio, giugno e luglio, abbelliscono e profumano il dolce
paesaggio collinare.
L'indigenza, dunque, delle popolazioni del tempo non sempre permetteva l'uso
della lana o del lino nel lavorazione o confezione di abiti e, quindi, con
facilità si ricorreva alla ginestra. Il tessuto ricavato dalla lavorazione
della ginestra è abbastanza rozzo e duro, quando viene lavato, ma asciutto
diventa morbido.
La tessitura delle fibre di ginestra, dopo lunga macerazione in acqua,
battitura e filatura, si è protratta fino a non molti anni dopo il secondo
conflitto mondiale e parecchie famiglie avevano ancora il telaio in casa.
Ancora oggi ad Amaseno vi sono persone, che si tramandano lenzuola o
tovaglie ricavate dalla tessitura delle fibre di ginestra. C'è chi,
abbellendole con ricami ad arte, ha trasformato in preziose e originali
tende o in copriletto le "cioppe".
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