er una più completa conoscenza di questa terra e della
sua gente, chiudiamo il capitolo con alcune brevi note foleloristiche, relative alle
usanze, tradizioni e credenze locali, più caratteristiche e rilevanti. «Amaseno ha
qualcosa di caratteristico, che lo distingue dagli altri paesi del Lazio e i visitatori ne
serbano grata memoria non solo per le bellezze naturali e artistiche... ma anche per la
cordialità degli abitanti, che sono ospitali, di umore gaio e socievoli ». (C. Vignoli).
este Paesane
Diverse sono le feste paesane nel corso
dell',anno. La piu' importante è quella di S. Lorenzo martire, patrono principale del
Comune, di cui si conserva nella chiesa di di S.Maria un'ampolla di sangue prodigioso. La
sagra patronale, ricorrente il 10 agosto, viene celebrata con solenni festeggiamenti, che
richiamano sul posto anche parecchi forestieri, desiderosi di partecipare alle
manifestazioni religiose. La sera della vigilia, quando si solito si compie il miracolo
della liquefazione, ha luogo una devota e suggestiva processione con la Reliquia del
Sangue, che viene portata su di un carro addobbato lungo la via della Circonvallazione,
tutta illuminata a festa. Partecipano al corteo le autorità religiose, civili e militari,
le associazioni cattoliche, le confraternite e la massa del popolo in preghiera. li giorno
della festa nella chiesa collegiata si svolgono servizi liturgici solenni con la
partecitazione del Vescovo diocesano e di altre personalità, che vengono a rendere
omaggio alla prodigiosa Reliquia del sangue di S. Lorenzo, esposta per tutto il giorno
alla pubblica venerazione. A sera un concerto bandistico all'aperto chiude le
manifestazioni della giornata. Fra lottava ricorrono altre due feste: l'Assunta, titolare
della collegiata, e,S. Rocco, titolare della chiesa omoninia. Esse formano come
un'appendice della sagra patronale. Proseguono quindi i festeggiamenti con funzioni
liturgiche, servizio bandistico, spettacoli vari e da ultimo i fuochi pirotecnici. Per la
circostanza molti concittadini, residenti in patria e all'estero, tornano a rivedere il
paese nativo, dove trascorrono le ferie estive insieme con i parenti e gli amici nella
gioia delle feste patronali. Altre manifestazioni popolari hanno luogo durante l'anno per
lafesta di S. Antonio, di S.Pietro, di S. Sebastiano, di S. Lucia e di Pasquetta. In
quest'ultima ricorrenza gran folla di gente dal paese e dalla campagna si reca in
pellegrinaggio al Santuario dell'Auricola, per soddisfare al precetto pasquale e
scambiarsi il dono dell'amicizia.
ostume ciociaro.
Comunemente col nome di Ciociaria si intende la
parte centrosettentrionale della provincia di Frosinone. Il nome trae origine dai calzari,
detti « ciòcie », un tempo usati dagli abitanti della regione. Le ciocie facevano parte
del tipico costume ciociaro, uno dei più belli del Lazio. Particolarmente dignitoso e
sgargiante era il costume festivo delle donne, consistente in: copricapo, camiciotto e
scialle di tela bianca ; busto di raso nero, veste (ossia gonna) di panno rosso, sinale
(ossia grembiule) multicolore, calze bianche di filo, ciocie con ampie stringhe avvolte ai
polpacci, orecchini a pendagli e collana a doppia fila di corallo... Il panno e la tela
occorrente per il costume e la biancheria per il corredo della sposa, come lenzuola,
mantili e mantelle ecc. venivano prodotti sul posto con telai e altri arnesi a mano.
Purtroppo, con l'invadenza della moda cittadina e della grande industria moderna,
l'attività locale della filatura e della tessitura oggi è quasi del tutto scomparsa
insieme al caratteristico costume ciociaro.
anti popolari.
I canti popolari,
veramente originali per il ritmo, la struttura, le parole e il contenuto, si riducono ad
alcune filastrocche , nemie , cantilene e stornelli (cfr.Vignoli, l. . pag.85).
Per lo piu' nel passato, erano in uso canzoni del tipo comune a tutta l'Italia
centromeridionale . Esiste anche qualche bel canto a soggetto religioso , di autore locale
, di buon gusto , fatto pero' in lingua nazionale.
Grande e' comunque la sensibilita' e la passione che il nostro popolo ha sempre nutrito
per il canto in genere e sopratutto per quello di carattere sacro, come piu' confacente
con il suo sentimento misticoreligioso.
redenze medievali.
La credenza nelle fatture , streghe , fantasmi e
simili ciarlatanerie e' un ricordo di tempi ormai andati , quando anche le persone colte
ne erano succubi. Da allora la scienza ha fatto molta luce anche in questo campo e la
gente , resa piu' matura , si puo' dire ormai scevra da siffatte superstizioni . Neanche i
bambini oggi prestano piu' fede a racconti delle fate e dei maghi , ne' hanno paura degli
"spiriti e folletti" , ma franchi e disincantati sentenziano "Chesse
so cioppe".
econsolo.
E' un'usanza antichissima che si pratica tuttora
in occasione della morte di una persona del casato. Allora i congiunti piu' prossimi
assumono il lutto, vestendo abiti neri, e si danno da fare per aiutare la famiglia colpita
dalla disgrazia, secondo le loro possibilità e le esigenze del caso. Per più giorni di
seguito si riuniscono nella casa del defunto, ne piangono la perdita, pregano per la pace
della sua anima e ne ricordano le principali virtù. Ciascun nucleo dei parentado poi, a
turno, è impegnato a recare giornalmente il desinare necessario per il ristoro dei
familiari. A questa usanza di umana e cristiana pietà, intesa a consolare gli afflitti e
a provvedere alle loro necessità, si dà appunto il nome di « recónsolo », di evidente
origine latina.
asquetta.
Un'altra costumanza in vigore è quella del
lunedì di Pasqua, quando tutta la popolazione, dalle campagne e dal paese, si reca di
buon ora sull'Auricola con canestri e « utine » ossia involtini, pieni di cibarie, per
trascorrere una giornata di sana allegria. Lassù passano la mattinata ai piedi della
Vergine del Perpetuo Soccorso, pregando e accostandosi ai SS. Sacramenti. A mezzogiorno
poi si spargono, a gruppi, nelle adiacenze, sui prati in fiore o all'ombra degli ulivi,
per consumare il pasto e conversare amichevolmente. Allora in un clima di schietta
cordialità si invitano gli uni gli altri con lo scambio di auguri, « pigne e ciambelle
», si fanno i nuovi « compari e commari » dell'anno, stringendo così vincoli di
amicizia, ritenuta sacra e inviolabile.
iere.
Oltre il mercato domenicale, si sogliono tenere
nel corso dell'anno due grandi fiere: l'una, detta di S. Lorenzo, il 10 agosto, l'altra,
di Sant'Anna, il lunedì seguente la seconda domenica di ottobre. Per la circostanza il
paese assume una grande animazione per il concorso di molta gente, venditori e compratori,
dalle campagne e dai paesi vicini. Sul grande mercato, che occupa la piazza XI Febbraio, i
viali e i prati adiacenti, si contrattano prodotti agricoli e artigianali, bestiame,
tessuti, calzature, utensili, commestibili, e altre materie e articoli. Non mancano
naturalmente i giocattoli e le giostre per i bambini, che in quei giorni di festa possono
finalmente trastullarsi a piacere, come nel fiabesco « paese della cuccagna », tanto da
loro sognato.
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