toria
di Amaseno
Cenni descrittivi, Cenni
storici, Movimento demografico
Amaseno ha la fortuna invidiabile di possedere
molti tesori d'arte e una storia ricca di memorie religiose, feudali e civili, che vale la
pena di conoscere. Il primo che si accinse a scrivere la storia di Amaseno e a illustrare
i suoi pregevoli monumenti fu Giuseppe Tomassetti, noto archeologo e storico di Roma
(1848-1911), che ne ebbe l'incarico dagli Ecc.mi Mons. Diomede e Agapito Panici. L'impresa
non era certo facile, dovendosi cominciare da zero; ma il Tomassetti, da storico consumato
qual'era, sapeva bene dove mettere le mani, per provvedersi i documenti necessari.
Esplorò vari archivi, principalmente l'archivio di Casa Colonna, che egli aveva
riordinato, lo archivio secreto vaticano, quello diocesano di Ferentino e i tre archivi
locali. Con pazienza certosina compulsò, decifrò, ricopiò le antiche carte lise e
ingiallite dal tempo; poi con la sua conoscenza profonda della storia medievale
dell'Italia centrale e con la rara competenza nelle scienze diplomatiche e paleografiche
ordinò le notizie, chiarì i punti oscuri, suppli alle inevitabili lacune e dopo alcuni
anni di fatiche poté dare alle stampe il suo lavoro critico, ben documentato e
illustrato, che vide la luce in Roma l'anno 1897 per i tipi dell'Unione Cooperativa
Editrice. Da allora sono passati molti anni e quell'edizione, limitata a poche copie, si
è andata naturalmente esaurendo ed oggi è possibile consultarla solo nelle più
importanti biblioteche nazionali. Inoltre, nel frattempo, altri fatti notevoli sono
occorsi, altre carte interessanti si sono rinvenute, altri tesori d'arte sono stati
scoperti: tutti degni di menzione. Occorreva perciò un nuovo lavoro, che sostituisse e
completasse l'opera del Tomassetti. Ecco dunque spiegata la ragione di questa Appendice,
in cui abbiamo posto per sommi capi le notizie aggiornate riguardanti la storia di Amaseno
e dei suoi monumenti, per utilità e diletto di quanti amano conoscere le bellezze
artistiche e le passate vicende di questa nostra terra, resa illustre dal prodigio del
Sangue di San Lorenzo Martire.
enni
descrittivi
Amaseno si trova nel Lazio meridionale, a 110 Km.
dalla Capitale, a 29,5 dal capoluogo di Frosinone, a 19 dal mandamento di Ceccano e a 38
dalla diocesi di Ferentino. E' situato precisamente nella valle superiore dell'Amaseno,
che si allarga a mo' di anfiteatro tra i monti Lepini a Nord e gli Ausoni a Est-
Sud-Ovest. Vi si accede con autostrada, sia dalla Pianura Pontina, risalendo sotto
Priverno la valle inferiore dell'Amaseno (Km. 17), sia dalla Valle del Sacco, imboccando
sotto Castro de' Volsci la discesa di Vallefratta (Km. 8,4). Qui immette anche la strada
proveniente da Fondi che attraversa Vallecorsa.
Amaseno è uno dei più vasti tra i 91
comuni della provincia di Frosinone; il suo territorio infatti nel complesso di pianure,
colline e montagne raggiunge la notevole estensione di 77 Kmq. Esso confina con i comuni
di Villa S. Stefano, Castro de' Volsci, Vallecorsa (della provincia di Frosinone), Monte
S. Biagio, Sonnino, Roccasecca de' Volsci, Prossedi (della Provincia di Latina). Le
montagne di Amaseno dalle groppe arrotondate, riunite a gruppi e solcate da valli minori,
si
elevano dai 700 m. fino ai 1090 m. con la punta di M. delle Fate. Nelle parti
più
elevate esse sono per lo più nude di vegetazione per la prevalenza e la compattezza delle roccie calcaree. Nei fianchi, meno sassosi, vi si abbarbicano macchie di mortella,
carpini, lecci, olmi, quercie, salvie, ginestre... intercalate a magri
pascoli. Nelle pendici dissodate invece, come nelle colline sottostanti,
prosperano soprattutto l'olivo e la vite. Il suolo
vallivo, costituito per la maggior parte di terre rosse (argilla
ferruginosa) e alluvionali, abbastanza fertili, si presta molto bene alle culture più
svariate. I prodotti principali del luogo sono rappresentati da cereali, olio, vino,
legumi, ortaggi, tabacco, legna e bestiame. Nel vasto comprensorio del Comune scaturiscono
poi numerose e fresche sorgenti; se ne contano 36 tra le più importanti; la maggiore di
esse, Capo d'acqua, ha una portata media di 150 litri al secondo. Di
queste fonti, analizzate da vari illustri clinici, come A. Baccelli, F. Ratti e L.
Popolla, docenti all'Università di Roma, alcune forniscono ottima acqua da tavola, pura,
leggera e digestiva; altre poi emettono acque minerali salubri, simili a quelle di Fiuggi,
dissolventi e diuretiche, indicate nelle malattie dei calcoli urinari, della vescica, dei
reni, ecc. Queste copiose sorgenti rendono inoltre un buon servizio all'agricoltura di
tutta la valle fino all'Agro Pontino, alimentando il fiume Amaseno, che meritamente Virgilio
chiama «Amasene pater » e « Amasenus abundans » (En. VII, 685; XI, 547).
Il
fiume nasce dalle montagne di Vallecorsa, raccoglie le acque di Vallefratta, del bacino di
Amaseno, del fosso di M. Acuto, del rio di Roccagorga e, dopo un percorso di 40 Km. esce
nelle Paludi Pontine presso Priverno, si unisce all'Ufente e va a sboccare nel Tirreno tra
il Circeo e Terracina. La popolazione attuale di Amaseno supera i 4.000 ab. e si dedica
prevalentemente all'agricoltura; di essa la metà circa risiede abitualmente in campagna,
nelle molte case costruite sui poderi. Il vecchio centro abitato sorge su di una
collinetta, a 112 m. sul livello del mare, presso le pendici del M. Civitella. Esso
presenta il caratteristico aspetto medievale; gli gira tutt'intorno una cinta di mura
turrite, in parte adattate ad uso di abitazione, in parte abbattute. Sul punto più alto
del colle si eleva la mole massiccia del castello feudale. Le case sono di pietra calcarea
scura, semplici e rustiche per la maggior parte; qua e là si notano alcuni palazzi
settecenteschi, adorni di portali e finestre eleganti. Le vie sono strette e selciate; due
piazze si allargano davanti alle chiese di S. Pietro e di S. Maria, alle due estremità
del paese. Cinque sono le porte originarie d'ingresso al paese: Porta S. Maria,
Porta del Caùto, Porta del Colle, Porta di
Marco Testa, Porta Nova. Fuori la cinta delle mura cittadine
sorgono graziose costruzioni moderne, quali il palazzo comunale, il monumento ai Caduti,
l'edificio scolastico, l'asilo e varie case private.
Veduta di Amaseno
enni
storici
Dalle indagini fatte da parecchi studiosi della
regione, come riferisce ampiamente il Tomassetti, non si hanno elementi positivi per
ritenere Amaseno di origine romana o preromana. Se si eccettuano infatti poche monete, in
tutto il territorio di Amaseno non si sono mai trovate tracce di mura italiche, edifici,
lapidi, oggetti casalinghi, necropoli, che facciano supporre la esistenza di un « oppidum
» o « vicus » sul posto dell'attuale centro cittadino. Del resto la stessa posizione
del luogo non risponde alle condizioni di sicurezza e di strategia, proprie dei centri
abitati dell'epoca romana o volsca. Il Bertarelli è tra coloro che sostengono la origine
medievale di Amaseno e ne assegna la data di nascita intorno all'Ottocento d. C. Si può
allora congetturare che Amaseno, come tante altre città, borghi e paesi medievali, sia
sorto attorno o presso un'abbazia di monaci. In quell'epoca di decadimento italico e di
invasioni barbariche il monachesimo fu infatti lo strumento provvidenziale per la
salvaguardia della civiltà latina e cristiana. Ogni monastero, eretto ordinariamente
lontano dalle città, diveniva ben presto un polo di attrazione ed un centro di attività
sociale. Una popolazione si fissava attorno alle sue fattorie per i lavori agricoli di
bonifica e si formava così un abitato, in mezzo al quale il monastero con la sua chiesa
era una scuola di vita civile e cristiana insieme. Le prime notizie documentate risalgono
al Mille; il paese si chiamava allora « S. Lorenzo » e la valle era
detta « Valle di S. Lorenzo », come è registrato nel Tabularium Cassinense (Tom. 1,
pag. 228, a. 1025).
L'antico stemma del paese, quando si chiamava S.Lorenzo
Dagli Annales Ceccanenses poi si ricava che nel secolo XII Amaseno,
ossia San Lorenzo, era feudo dei Conti di Ceccano e che in quello e nei secoli seguenti
ebbe vita molto provata. Infatti «l'anno 1125 il papa Onorio Il venne di persona con
molte soldatesche, prese Trevi e Maenza, incendiò Pisterzo e Roccasecca e Giuliano e S.
Stefano e Prossedi e prese S. Lorenzo».
I Conti di Ceccano erano riusciti a crearsi a
poco a poco un dominio comprendente 14 castelli, oltre feudi e possessi minori, che si
estendeva dalla Valle dei Sacco alla Marittima (Agro Pontino) e miravano a farne uno Stato
a sé. Era infatti frequente in quei tempi di feudalesimo il tentativo da parte dei
signori locali di emanciparsi dal potere centrale, approfittando magari delle continue
lotte esistenti tra il Papa e l'imperatore. Ora la spedizione punitiva di Onorio Il, in
cui fu coinvolto anche S. Lorenzo, segnò la fine del sogno velleitario dei Conti di
Ceccano, che nelle persone di Gottifredo, Landolfo e Rainaldo si sottomisero e giurarono
fedeltà al Papa. L'anno 1165, nella guerra che si combatté fra l'imperatore Federigo I°
detto Barbarossa e il papa Alessandro III, S. Lorenzo con altri feudi della regione subi
la furia devastatrice delle truppe imperiali, che lo saccheggiarono e incendiarono
completamente. Si apprende poi che l'anno 1208 S. Lorenzo fu onorato di ospitare per un
giorno e una notte nel suo Castello il grande papa Innocenzo III, che con il suo seguito
si recava allo storico incontro di S. Germano presso Cassino, per regolare con i Baroni
napoletani la successione al trono del suo pupillo Federigo II°, che allora usciva di
minorità. Per ben capire le ragioni delle seguenti vicende, è opportuno qui notare di
sfuggita che questa zona, situata presso il confine del Regno di di Napoli, sarà spesso
oggetto di ingerenza da parte di quel Re, sollecitato magari dai signorotti locali in
contrasto tra loro e col Papa. Cosi l'anno 1390 il feudo di S. Lorenzo è confiscato da
Bonifacio IX a Raimondello de Cabanis, imparentato coi Conti di Ceccano, che lo riebbe poi
nel 1401, quando fu perdonato. Ma di lì a poco dovette esserci un'altra ribellione o
contestazione, perché l'anno 1419 San Lorenzo venne occupato dalla regina Giovanna II di
Napoli, che lo concesse ai principi Colonna, in ossequio a Martino V, da cui si
riprometteva appoggio per consolidare il suo trono minacciato dagli Angioini. La stessa
regina poi l'anno 1431, per ottenere il favore di Eugenio IV, secondo il suo desiderio, lo
attribuì ai principi Caetani. 1 Colonna riuscirono a riavere il feudo di San Lorenzo nel
1494, quando Carlo VIII di Francia si insediò, seppure per breve tempo, nel regno di
Napoli. Inizia allora un'aspra contesa fra i Caetani e i Colonna per il possesso di questo
e di altri due feudi vicini, Sonnino e Vallecorsa. Per i buoni uffici di Alessandro VI il
22 gennaio 1495 si addivenne ad una transazione tra Prospero Colonna e Luigi Caetani, il
quale per tremila carlini rinunziò ad ogni diritto sul feudo di S. Lorenzo. Gli altri
membri della famiglia Caetani però non dovettero essere dello stesso avviso, giacché di
lì a poco si riapri la contesa fra i due casati. Il Papa allora confiscò il feudo e lo
diede nel 1501 al nipote Rodrigo Borgia. I Colonna però lo ricuperarono, due anni dopo,
alla morte del Papa e l'anno 1523 n'ebbero regolare infeudazione da Clemente VII. Riaccesi
i contrasti, Paolo III l'anno 1541 lo confisca ad Ascanio Colonna; questi però alla morte
del Pontefice, avvenuta nel 1549, approfittando della Sede vacante, si rivolge al Viceré
di Napoli, D. Pedro di Toledo, per far valere le proprie ragioni. Il Viceré allora, per
mezzo del suo ambasciatore a Roma, fa prendere possesso di S. Lorenzo e degli altri due
feudi, che erano oggetto di contestazione, senza dare per il momento ragione a nessuno.
Sarà il Papa Paolo IV che nel 1556 deciderà di passare i tre feudi contestati ai Carafa;
ma la sua decìsìone provoca la reazione di Bonifacio Caetani, il quale tenta di
impadronirsene con la forza e li sottopone al saccheggio. L'anno 1562 Pio IV riconosce
valide le ragioni dei Colonna; ma solo nel 1591 i Colonna, nella persona di Marcantonio,
nipote dell'eroe di Lepanto, con decreto del re Filippo II riebbero effettivamente i tre
feudi contestati, che fino allora erano rimasti nelle mani degli Spagnoli. Cessate cosi
definitivamente le contese, San Lorenzo rimase in pacifico possesso dei Principi Colonna,
fino alla generale soppressione dei feudi, avvenuta nel 1816. Il Seicento e il Settecento
furono dunque anni di pace e di serenità prosperosa per le nostre popolazioni; ma allo
spirare del Settecento ecco di nuovo abbattersi sulle regioni d'Italia la sciagura delle
invasioni e delle rivoluzioni armate. Ora sono i Francesi che scendono nella penisola,
abbattono le antiche istituzioni all'insegna della libertà; ma si comportano in pratica
da veri predoni, considerando l'Italia come terra di conquista. Accadde allora che anche
in Amaseno, presente il Prefetto consolare di Anagni, si inscenasse una farsa irriverente
sulla pubblica piazza, accendendo il falò della tiara papale, della mitra vescovile e
dello stemma del conestabile Colonna. Era l'anno 1799. A questi sconvolgimento politici si
aggiunse il ben noto fenomeno del brigantaggio, che spadroneggiò incontrastato fino al
1825. E' rimasta tristemente famosa la banda di Antonio Gasperone da Sonnino che, agendo
insieme ad altre bande, terrorizzò tutta la regione della Campagna e Marittima, dalla
valle del Sacco alle Paludi Pontine, dai colli Albani ai monti Lepini e Ausoni. In
ripetute incursioni, effettuate sul territorio di Amaseno, si ebbero a lamentare numerosi
delitti, soprusi, uccisioni e rapine, come si può leggere nella vita del bandito, scritta
dal suo segretario Pietro Masi. Ad accrescere la confusione generale di quei tempi
agitati, segui il lungo periodo delle cospirazioni, e dei moti insurrezionali con
conseguenti processi e repressioni. Il 22 novembre 1824 in Amaseno fu sospeso al patibolo
il giovane ventiduenne Francesco Cerquozzi, nativo di Boville. La cronaca ne tace il
motivo. Si sa d'altronde che tale pena era riservata per i delitti più gravi contro lo
Stato; si deve quindi supporre che il giovane fosse un cospiratore, oppure un malvivente,
mascherato da patriota. L'anno 1870 con l'occupazione del Lazio e di Roma si compiva lo
Stato nazionale unitario, in un clima purtroppo massonico e anticlericale. Salirono allora
al municipio di Amaseno amministratori faziosi e settari che, come primo loro atto,
deliberarono di cambiare al paese il nome originario di « S. Lorenzo »
con quello di « Amaseno », proprio del fiume che ne bagna la valle. Il
decreto reale, approvante la delibera, reca la data del 23 giugno 1872. Contemporaneamente
essi abolirono l'antico stemma del Comune, che aveva al centro la figura di S. Lorenzo,
adottandone uno nuovo, costituito da una torre, che non ha alcuna attinenza né col nome,
né con la storia di Amaseno. Ciò nonostante, il nostro buon popolo ha conservato intatte
le tradizioni religiose e inalterata la devozione al Santo Patrono. La storia insegna che
le istituzioni umane e politiche mutano coi tempi; ma le esigenze spirituali e religiose
sono insopprimibili e perenni. Nella prima guerra mondiale Amaseno pagò il suo tributo
per l'indipendenza della patria con il sacrificio dei migliori suoi figli, caduti lontano
sui campi di battaglia (N. 34), lasciando nel pianto le vedove e gli orfani. Le ultime
dolorose vicende, vissute dalla nostra popolazione durante la seconda guerra mondiale,
sono abbastanza note e ancor vive nella mente dei contemporanei. E' doveroso però
ricordare le luttuose tragedie dei prigionieri e dei deportati nei campi di concentramento
o di lavoro forzato, dei dispersi e dei caduti nei vari fronti (26, piu' 4 nell'A.O.I.).
Infine non va taciuto il dramma sofferto in quegli anni apocalittici dalla stessa
popolazione civile. A partire dall'autunno del 1943, essa dovette subire per vari mesi
l'occupazione dei Tedeschi con relativi soprusi e angherie. Poi nel maggio 1944 si
aggiunsero le deprecate violenze dei cosiddetti Alleati. Lo spietato cannoneggiamento e
successivo saccheggio, cui fu sottoposto l'abitato per più giorni, dopo lo sfondamento
della linea di Cassino, costrinse tutti ad abbandonare le case e ad andare raminghi su per
i monti, in preda al terrore, alla fame e alla disperazione, in cerca di salvezza; ma più
d'uno in quel frangente perdette miseramente la vita (N. 34), o rimase ferito. Segni
indelebili dei gravi danni materiali si vedono impressi nella dura pietra di molti
edifici, a perpetua memoria e condanna della guerra e della violenza.
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ovimento demografico
Abbiamo visto all'inizio di questo capitolo,
parlando dell'origine di Amaseno, come esso sia sorto molto probabilmente attorno ad una
abbazia di monaci. Il primo nucleo della sua popolazione doveva essere costituito
approssimativamente da qualche centinaio di persone, addette ai lavori artigianali e
agricoli delle fattorie. Il piccolo numero andò poi accrescendosi man mano, col passare
degli anni e coll'estendersi della bonifica della vallata. Il più antico documento, che
ci dà il primo elenco anagrafico, risale al 1593 ed è lo Stato delle anime della
parrocchia di S. Maria, redatto dall'arciprete D. Domenico Rotondi. In esso sono nominate
166 famiglie con 755 anime. Nel 1654 le famiglie della stessa parrocchia sono scese a 122
e le anime a 577. La forte diminuzione si spiega facilmente: è questo infatti il secolo
in cui la peste compì dappertutto grandi stragi. Ci manca però lo Stato delle anime,
relativo all'altra parrocchia di Amaseno, S. Pietro, e contemporaneo al primo o al secondo
di S. Maria. Non è quindi possibile avere una conoscenza esatta della popolazione
complessiva di Amaseno in quell'epoca. Da un atto del notaio Giovanni De Prosperis
sappiamo che il clero di San Lorenzo nel 1682 era costituito da 15 sacerdoti, 69 chierici,
6 eremiti. Ma per avere un quadro completo dell'insieme della popolazione; bisogna
risalire all'anno 1730. Gli abitanti, censiti dall'arciprete D. Domenico Coperchi e
dall'abate D. Domenico Caradonna, ammontano allora a 1.200, di cui 905 appartenenti alla
parrocchia di S. Maria e 369 a quella di S. Pietro. Circa trenta anni dopo il Comune conta
370 famiglie con oltre 2.000 abitanti. Alla fine del secolo scorso la popolazione totale
è di 2.965 unità. Nel censimento poi del 1958 il Comune risultava di 4.592 abitanti,
divisi in 2.263 maschi e 2.329 femmine; di essi 2.409 appartenenti alla parrocchia di S.
Maria e 2.183 a quella di San Pietro. Il notevole accrescimento, registrato nell'ultimo
secolo è dovuto in parte alla minore virulenza delle malattie epidemiche, in parte alla
forte immigrazione dei Vallecorsani, che si sono riversati sulle montagne circostanti e
nelle vallate intermedie del territorio di Amaseno. Attualmente però si registra una
certa flessione, dovuta al fenomeno emigratorio, accresciutosi di molto ai nostri giorni.
Tratto da: "Il Sangue Miracoloso di S.Lorenzo Martire" di P.Enrico Giannetta - 1964
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